Il Dipartimento di Infrastrutture di ricerca per le risorse biologiche marine fornisce servizi ad elevato contenuto tecnologico ed accesso a infrastrutture e piattaforme di ricerca alla comunità scientifica nazionale ed internazionale oltre che supportare le attività di terza missione quali ad esempio le commesse in Conto Terzi
Il Parlamento italiano approva nel 1982 una legge speciale a favore della Stazione Zoologica, che assicura un aumento del finanziamento e ne riconosce giuridicamente lo status di "Istituto scientifico speciale" di pubblico interesse, posto sotto la supervisione e il controllo del Ministero della Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Comunque l'Istituto conserva una larga autonomia scientifica.
Nello stesso anno (1982) l'Istituto acquisisce il nome "Stazione Zoologica Anton Dohrn", il che non deve essere considerato solo un omaggio alla grande realizzazione di Dohrn, ma anche il riconoscimento del suo progetto di realizzare una ricerca di punta in un laboratorio di ricerca libero da vincoli nazionali, filosofici o disciplinari.
La gestione della Stazione Zoologica viene affidata ad un Presidente, un Direttore e un Consiglio di Amministrazione. Viene creato un Consiglio Scientifico internazionale. Nel 1987 Gaetano Salvatore viene nominato Presidente.
La struttura interna viene rimodellata, in modo da combinare due scopi che per lungo tempo erano stati considerati come contraddittori: da una parte l'enfasi sulla ricerca prodotta dalla struttura propria della Stazione e dall'altro la cooperazione nazionale e internazionale. Particolare impegno viene messo nello sviluppo di nuovi laboratori nei settori di punta della biologia, come la Biologia molecolare e le Biotecnologie, nella promozione e partecipazione ai progetti nazionali ed internazionali finalizzati alla soluzione dei problemi legati alla salvaguardia dell'ambiente marino e alla razionale utilizzazione delle risorse del mare.
I programmi di formazione, che erano rimasti per lungo tempo un aspetto secondario delle attività della Stazione, divengono una priorità. Vengono promossi ed organizzati corsi regolari e specializzati, convegni e seminari, insieme ad un programma di formazione dottorale per ricercatori e tecnici italiani e stranieri.
Anton Dohrn aveva creato la Stazione con i reparti di Zoologia, Botanica e Fisiologia. La nuova struttura dei laboratori di ricerca include la Biochimica e Biologia molecolare, la Neurobiologia, l'Oceanografia biologica, la Botanica marina, la Biologia cellulare, l'Ecofisiologia e l'Ecologia bentonica. Le strutture tecniche comprendono una delle migliori biblioteche nel campo della Biologia Marina e campi collegati, l'Archivio storico e le Collezioni scientifiche (un museo con circa 3500 campioni provenienti dal Golfo di Napoli, alcuni dei quali molto rari, un erbario che svolge il ruolo di archivio per materiale storicamente importante, oltre che sito permanente di olotipi delle nuove specie scoperte nel Golfo).
La ricerca alla Stazione Zoologica si era da sempre concentrata su due aspetti degli organismi marini: da una parte le loro strutture, funzioni e comportamenti sono studiati per far avanzare la conoscenza sugli organismi viventi nel Mediterraneo, dall'altra questi organismi sono gli strumenti per spingere avanti la conoscenza sui processi fondamentali della vita.
La ricerca biologica fondamentale si associa allo studio delle opportunità di usare le biotecnologie per la utilizzazione delle risorse naturali marine, come la cultura artificiale degli invertebrati, l'utilizzazione di sostanze biologicamente attive, lo studio dell'ambiente marino in relazione alla biodiversità, centrata sugli ecosistemi complessi come le praterie sotterranee di Posidonia.
Dopo la seconda guerra mondiale, la scienza ed in particolare le scienze biomediche si espandono ad una velocità impressionante e su una scala istituzionale ed economica in crescita continua. Il numero di scienziati aumenta rapidamente, come aumentano i costi delle apparecchiature e dei materiali di laboratorio. L'era della scienza romantica è finita e gli ideali della ricerca scientifica passano dall'impresa individuale legata ai sogni e ai progetti dei singoli ad uno sforzo collettivo su grande scala.
La Stazione rimane un punto di riferimento a livello internazionale, e "l'esperienza napoletana" continua a convincere scienziati brillanti ad andare alla Stazione. Questo è vero soprattutto per la biologia italiana e per l'Università di Napoli; la Stazione Zoologica per molti dei ricercatori italiani costituisce il modo per entrare in contatto con la ricerca biologica di punta, grazie alla presenza a Napoli di ricercatori ospiti e alla straordinaria biblioteca. Il carattere internazionale della istituzione viene mantenuto tramite progetti di collaborazione scientifica, in primo luogo con il Marine Biological Laboratory di Woods Hole e i laboratori inglesi di biologia marina.
Tuttavia, il sistema dei "tavoli" porta necessariamente alla frammentazione dei programmi e alla dispendiosa dispersione delle apparecchiature sperimentali, dato che ogni ricercatore arriva con il proprio progetto e cerca a Napoli le migliori condizioni per realizzarlo. Questo produce una larga eterogeneità dei programmi di ricerca, che dipendono dagli scienziati che occupano i diversi tavoli messi a disposizione dei governi, senza alcuna continuità che potesse ammortizzare gli importanti investimenti resi necessari dal nuovo tipo di ricerca biologica. Una certa eterogeneità esisteva anche in precedenza, ma essa aumenta ancora nel secondo dopoguerra, seguendo la moltiplicazione delle linee di ricerca della biologia, che sta diventando la scienza leader a livello mondiale. Questo produce una difficile crisi finanziaria.
Ci si rende conto che la Stazione Zoologica ha bisogno di una nuova struttura istituzionale e amministrativa, in modo da garantirsi una base finanziaria solida e permanente. Per circa un secolo il governo italiano aveva continuato a riconoscere il carattere unico della Stazione, un istituto privato in un quadro internazionale, ma nel nuovo contesto della scienza, questa situazione non è ulteriormente sostenibile. Nel 1967 il Governo italiano affida la gestione dell'Istituto a commissari straordinari.
Il nuovo schema organizzativo della Stazione Zoologica, definito nel 1967, prende del tempo per essere applicato, nel frattempo nel 1976 viene nominato un nuovo direttore, Alberto Monroy, con il difficile compito di ristabilire il prestigio dell'Istituto, attraverso nuove collaborazioni internazionali fondate su un solido programma scientifico interno. Il compito principale al quale il nuovo direttore si trova confrontato è di dare un nuovo dinamismo scientifico alla "vecchia signora", dato che il modello tradizionale di funzionamento mostrava chiaramente i segni del tempo ed era incapace di rispondere alle nuove esigenze della ricerca scientifica.
Anche nell'era della Biologia molecolare, la varietà dei sistemi di organi negli animali marini continuava ad offrire la più grande diversità di forma e di funzione, diversità necessaria alla comprensione delle proprietà fondamentali dei sistemi viventi.
È questa la grande sfida scientifica che si presenta alla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80. L'insieme dei processi vitali che avevano dall'inizio costituito i problemi scientifici portanti della Stazione (la fecondazione e lo sviluppo, l'evoluzione, la memoria, la trasmissione nervosa) viene reinterpretata in chiave molecolare, grazie ai nuovi strumenti concettuali (informazione, programma, regolazione genica) e tecnici (la microscopia elettronica, la chimica delle macromolecole e infine l'ingegneria genetica). Ciò di cui la Stazione ha bisogno è un nuovo contesto per la collaborazione internazionale, uno sforzo per portare la ricerca di punta all'interno della vita scientifica dell'istituto, con l'aumento della partecipazione degli scienziati organici all'istituto a programmi internazionali di ricerca.
Nei due decenni fra il 1960 ed il 1980 la Stazione Zoologica getta le basi per un cambiamento strutturale di fondo. Il sistema dei "tavoli di studio" che per circa un secolo aveva garantito la base economica e l'internazionalità viene modificato e l'attenzione viene posta anche sui programmi di ricerca interni alla istituzione. Tuttavia, solo il centro dell'interesse cambia, non il carattere internazionale. Se fino al 1968 l'internazionalità era basata sui ricercatori ospiti dei tavoli di studio, negli anni successivi questo carattere viene garantito attraverso la collaborazione con colleghi ed istituzioni estere. La nuova struttura scientifica e tecnica, dai pescatori, alla biblioteca, ai tecnici di laboratori e naturalmente ai ricercatori mostra una notevole capacità di adattarsi con rapidità a nuovi approcci di ricerca. Quello che nel primo secolo di storia della Stazione era un obbligo per fare fronte alle richieste dei ricercatori ospiti dei tavoli di studio, diventa un modo per costruire nuovi progetti e nuove collaborazioni internazionali.
L'Ecologia è un punto focale nel nuovo sviluppo e la Stazione diviene un punto di riferimento obbligatorio per ogni programma sull'ecologia del Mediterraneo, mentre le competenze acquisite possono essere usate in altri contesti ecologici, compreso l'antartico.
Era però difficile cambiare gli obiettivi ed il modo di funzionamento di un intero istituto, portando in esso sangue nuovo e nuove energie. I crescenti limiti finanziari e le difficoltà istituzionali divengono un grande ostacolo per la vita scientifica della Stazione. Un nuovo salto in avanti finanziario ed istituzionale si rivela indispensabile.
La frase "biologia dello sviluppo" diviene popolare alla fine degli anni 1950, quando l'embriologia è in una fase di transizione e l'interesse si sposta dagli organizzatori chimici alle interazioni cellulari e subcellulari, lo scambio di "informazione" fra nucleo e citoplasma e il controllo genetico della morfogenesi. I nuovi sviluppi della Biologia molecolare, soprattutto la proposta da parte di François Jacob e Jacques Monod del modello molecolare di regolazione dell'espressione genica, basata sulla repressione e l'induzione, suggerisce nuove interpretazioni dello sviluppo come un processo di controllo nel tempo della espressione di un programma predeterminato nell'uovo fecondato. La nuova generazione di biologi che opera alla Stazione Zoologica negli anni '50 e '60 si confronta così con nuovi problemi e nuovi procedimenti sperimentali. A. Tyler, T. Hultin e A. Monroy, mostrano che il controllo del programma genetico sembra già, almeno in parte, predeterminato nell'uovo, in quanto i ribosomi su cui si svolge la sintesi proteica si accumulano durante l'oogenesi, ma l'espressione dei messaggeri in essi contenuti è bloccata da particolari proteine, che vengono poi eliminate durante le diverse fasi dello sviluppo embrionale. Questo permette di integrare nel nuovo contesto storico alcune osservazioni realizzate sempre a Napoli da J. Runnström e S.O. Hörstadius, i quali avevano mostrato che l'attivazione dell'uovo al momento della fecondazione produce la comparsa di enzimi proteolitici.
Dopo le pionieristiche ricerche di Otto Loewi (premio Nobel nel 1936) che aveva mostrato che la trasmissione sinaptica è mediata dall'acetilcolina, Bernard Katz e Riccardo Miledi dell'University College di Londra si recano alla Stazione per studiare la relazione fra il calcio e il rilascio dei neuromediatori alla sinapsi. I loro esperimenti divengono classici: grazie all'uso di microelettrodi i due ricercatori scoprono il cosiddetto "potenziale di membrana", mostrando che l'acetilcolina viene liberata in "pacchetti" in quantità molto ridotta quando la sinapsi è a riposo, mentre quando la terminazione sinaptica è stimolata l'emissione aumenta anche di un milione di volte. Il polpo, Octopus, si rivela essere ancora una volta uno straordinario materiale per lo studio dei meccanismi dell'apprendimento e della memoria, grazie anche all'inesauribile disponibilità di animali a Napoli durante tutto l'anno. I pescatori di Posillipo sono capaci di portare sino a 20 o più Octopus in eccellenti condizioni al giorno, e la Stazione mette a disposizione delle vasche speciali, costruite in uno spazio adeguato grazie al finanziamento del British Science Research Council. Questo rende possibile realizzare alla Stazione Zoologica un vasto "servizio dei cefalopodi", costituito di più di duecento vasche nelle quali altrettanti Octopus possono essere mantenuti e osservati individualmente.
Insieme a diversi collaboratori, soprattutto Bryan Boycott, Martin Wells e John Messenger, Young mappa i circuiti neuronali del cervello dell'Octopus e per mezzo di ingegnosi esperimenti esplora le capacità di apprendimento di questi animali e propone nuove interpretazioni dei meccanismi neuronali alla base della memoria.
Sin dalla fondazione, la ricerca botanica era stata una componente importante della vita scientifica della Stazione Zoologica. I primi ospiti dell'istituto erano stati dei ricercatori tedeschi che studiavano le piante marine, dal punto di vista ecologico e sistematico, base per le successive ricerche fisiologiche, citologiche, biochimiche e sui cicli di vita. Dopo un primo periodo come membro del reparto di Botanica marina, a partire dal 1912, Georg Funk realizza diversi periodi di ricerca a Napoli, producendo tre pubblicazioni di fondamentale importanza sulle alghe del Mediterraneo e dando alla ricerca botanica a Napoli una continuità che si estende sino alla fine degli anni ‘50. L'impatto durevole di questo tipo di studi è da ricercare nella loro dimensione ecologica, che è servita come modello anche per altri settori disciplinari. Le monografie di Funk (1927, 1955) con l'approfondita descrizione delle associazioni di alghe, della loro distribuzione, dei cicli riproduttivi rimangono delle pietre miliari per la ricerca sulle alghe del Mediterraneo. Inoltre, le osservazioni di Funk sono servite di base per lo studio quantitativo delle variazioni prodotte nell'ecosistema del golfo di Napoli dallo sviluppo urbanistico ed industriale, che maggiormente influenza le acque vicino alla costa.
All'inizio degli anni ‘50 gli studi botanici riprendono un grande slancio, con nuovi programmi di studio ecologico della distribuzione delle alghe, la loro coltivazione, e soprattutto con le ricerche su vari aspetti del ciclo di vita e delle funzioni biochimiche di Acetabularia.
Con una enfasi ancora più accentuata sull'Ecologia, la Botanica nel decennio 1960-70 inizia a porre nuove questioni scientifiche relative all'ambiente marino. I laboratori di Ecologia bentonica e Oceanografia biologica saranno successivamente creati per sviluppare gli studi ecologici nella loro accezione più larga, che va dalla ricerca sui fattori chimico-fisici all'analisi delle complesse associazioni delle comunità vegetali ed animali dell'ecosistema bentonico.