Roberto Bassi, vicentino, docente di Biochimica e Fisiologia vegetale all’Università di Verona, membro dal 2012 dell’Accademia Nazionale dei Lincei e dal 2015 dell’Academia Europea, è stato scelto dal ministro dell’Università e della Ricerca, Annamaria Bernini, in una rosa di cinque nomi proposta da una commissione tecnico-scientifica.
La carriera
Il prof. Roberto Bassi si è laureato in Biologia a Padova nel 1977. Ha conseguito le specializzazioni in genetica a Copenaghen, in Biofisica a Parigi ed in Biologia Molecolare a Ginevra. Ha insegnato presso le università di Padova, Urbino, Losanna e Marsiglia. All’Università di Verona, dove insegna, si occupa di bioenergetica ed in particolare della fotosintesi di alghe, muschi e piante. Nel 2009 ha ricevuto il premio “von Humboldt” e nel 2012 il premio dell’Accademia Cinese delle Scienze.
Intervista rilasciata a La Repubblica
La Stazione Zoologica Anton Dohrn ha un nuovo presidente. Dopo le dimissioni improvvise di Bowler a ottobre e la guida provvisoria del vicepresidente Silvio Greco, ora è Roberto Bassi, su mandato della ministra all’Università Anna Maria Bernini, a prendere le redini dell’ente di ricerca. Ente che si trova in una fase di transizione tra un passato scientificamente glorioso e la richiesta di dare risposte alle preoccupazioni sui cambiamenti climatici. “Dobbiamo comporre le due necessità in maniera sinergica”, dice Bassi. Classe 1955, vicentino, ha studiato Biologia a Padova, dove è stato ricercatore in Botanica. Si è poi specializzato in Genetica a Copenaghen, in Biofisica a Parigi e in Biologia Molecolare a Ginevra. Insegna Fisiologia vegetale all’Università di Verona. Dal 2012 è membro dell’Accademia dei Lincei e dal 2018 dell’EMBO (European Molecular Biology Organization).
Professor Bassi, congratulazioni. È contento?
“É per me un onore, ma anche una grande responsabilità. Conosco bene la Stazione Dohrn essendo già stato per sette anni componente e poi presidente del Comitato scientifico. È senza dubbio è il più grande polo per la ricerca biologica italiana, ma che sta attraversando una fase di cambiamenti, anche problematici.”
Perché? Quali sono i problemi?
“I cambiamenti più problematici hanno che fare con l’evoluzione degli studi biologici ambientali in Italia e le questioni gestionali, dovute alla sovrapposizione di competenze. La Stazione di Napoli, a fine Ottocento, ha fatto la sua storia gloriosa, sulla funzione degli organismi marini. Le ricerche portate avanti qui sono divenute un modello per lo studio di tutti gli organismi marini e terrestri. Tuttavia, negli ultimi dieci anni le cose sono cambiate, sotto la spinta dei problemi e cambiamenti ambientali: molti biologi hanno pensato che la Stazione potesse diventare un istituto di monitoraggio dell’ambiente marino”.
E non è così?
“É certamente una funzione importante, ed in Italia c’è chi se ne occupa. C’è una necessità di ricomporre le competenze, visto che le ricerche scientifiche evolvono continuamente. E molti nel mondo accademico, in particolare in quello dell’Accademia dei Lincei (ente tutelare della Stazione, che nomina 2 membri del Consiglio scientifico) ritengono che le risposte ai problemi ambientali, si debbano basare sulle conoscenze biologiche di base. E io sono tra questi”.
Cioè?
“Che la risposta ai problemi ecologici si possa trovare nella conoscenza della biologia di base e nelle sue interazioni con gli agenti fisici ambientali. In questo modo si potranno proporre soluzioni, alla luce dei nuovi scenari che si aprono a velocità imprevedibile”.
Non è una cosa di cui la Dohrn si occupa già?
“Certamente. Infatti, puntiamo a identificare le professionalità che affiancheranno quelle, già molto forti, presenti nell’istituto”.
Quali sono le priorità della sua presidenza?
“Innanzitutto, rafforzare il dipartimento di Biotecnologie marine, sulla scia di quanto è stato fatto negli ultimi anni con la precedente guida di Roberto Danovaro. E coordinarci con Ispra e CNR, distribuendo più razionalmente le nostre priorità, anche questa un’iniziativa già avviata dall’ex-presidente Danovaro”.
A proposito di priorità: tra pochi mesi è previsto il varo della nave di ricerca Dohrn.
“É un progetto ambizioso, ma costoso e devo confrontarmi con il ministero per le risorse disponibili e verificare che sia possibile mantenere e sviluppare questo impegno”.
Tornando al Consiglio scientifico che lei presiedeva, c’è un documento sindacale di pochi giorni fa, che l’accusa di non averlo mai convocato per 18 mesi. Come risponde?
“Non ho mai ricevuto questo documento, ma confermo che non ha avuto luogo un Consiglio scientifico formale nel corso del 2023. Il Consiglio deve riunirsi in base ad una relazione del presidente, che viene considerata e verificata dai singoli membri del CS in un processo dialettico che richiede entrambe le componenti. Ho più volte manifestato il mio disappunto per la mancata convocazione, ma purtroppo non è stata trovata una data in cui sia il presidente che la maggioranza dei membri del consiglio potessero partecipare. Del resto, è comprensibile trattandosi di scienziati impegnati su molteplici fronti e che prestano la loro opera su base volontaria.
Conto, ora che sono presidente della Stazione, di riunirlo al più presto. Tuttavia, non è mancata una vigilanza, dato che io stesso sono venuto più volte a Napoli per incontrare i ricercatori e ho collaborato con il presidente Bowler e altri membri del C.S. su problemi specifici”.
Quindi la vedremo più spesso a Napoli, rispetto al precedente presidente Bowler?
“Sarò presente con continuità, ho già informato la mia università che prenderò un’aspettativa per tutto il periodo della nomina”.