Il 20 gennaio a Siena se n’è andato per sempre Pietro Omodeo, biologo e saggista.
Nato nel 1919 a Cefalù, studia scienze naturali a Pisa, laureandosi con Giuseppe Colosi. I “suoi” organismi erano e rimasero i lombrichi. Nella sua biografia prende posto anche la Stazione Zoologica (SZN), quando nel febbraio del 1946, dopo il suo rientro a Napoli dalla guerra e prigionia in Africa, suo padre Adolfo Omodeo, rettore dell’ateneo partenopeo, insieme a Umberto Pierantoni, direttore dell’Istituto di Zoologia e ospite permanente della SZN (1899-1941) e Benedetto Croce, chiesero a Rinaldo Dohrn, figlio del fondatore Anton, di ammettere Pietro ai laboratori della SZN, rimasti quasi indenni dai bombardamenti.
Omodeo, pur rimanendo fedele ai suoi lombrichi, che le piogge portarono in superficie anche nel cortile della SZN, sperimentò l’atmosfera internazionale e creativa da sempre presente alla SZN. Conobbe don Giuseppe Reverberi di Palermo con le sue alunne, gli svedesi John Runnström e Sven Hörstadius, nonché Alberto Monroy e Giuseppe Montalenti, ambedue capi reparto. Il suo amore per i libri trovò una ricca risposta nella biblioteca, non solo per la biologia marina. Nel natale del ’49 lasciò Napoli e la SZN per un impiego a Siena come assistente di Emanuele Padoa.
Alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, rimasta nel suo cuore, torna il 26 aprile del 2023 – a 103 anni da poco compiuti - per festeggiare, con la comunità scientifica, i 150 anni della Stazione. Facendo i conti, per più della metà di questi anni, Pietro Omodeo è stato testimone oculare.
Averlo visto e averlo ascoltato, durante le celebrazioni, resta un ricordo indelebile, raccontato anche nel libro “La vita del mare – il mare per la vita. 150 anni di ricerca alla Stazione Zoologica Anton Dohrn” (Giunti, 2023, pp. 52-55).
[Christiane Groeben]